Il ritorno degli Ostara in Emilia in un freddo e piovoso sabato di Novembre si manifesta da subito in maniera del tutto differente dal loro bel concerto sul palco del Corallo quasi 7 mesi fa. Non uno show elettrico, bensì un live intimo, ‘privato' e sostenuto da una struttura acustica che ha fatto conoscere al poco pubblico accorso una facciata inedita del progetto di Richard Leviathan e soci. Naturalmente per un contesto del genere, d'obbligo è scegliere una location adatta al tepore del live e il Caffè Concerto situato nella deserta Piazza Grande di Modena è praticamente perfetto per il suo ruolo. Luci soffuse, su un rosso che tende al nero, e come ‘palco', il pavimento illuminato da un faretto e da poche ma essenziali candele. Insomma più un live privato con pochi ma selezionati amici, ma non per questo la serata ha teso le sue speranze sulle lancette del negativo, anzi... Accantonati per una sera, camicie traforate, anfibi massicci, frustini sadomaso e bandiere ‘made in Baviera', Richard si presenta con camicia rossa e cravatta della stessa tonalità, mentre i due simpatici e giovanissimi compagni Stu Manson e Tim sembrano appena usciti dall'università. Introdotto e completato dal dj set di Nuancenoire, gli Ostara nei limiti della dimensione acustica ci hanno regalato un'oretta di ottima musica e nel complesso le barriere imposte dall'arrangiamento strumentale differente si sono sciolte a favore di songs che hanno riflesso di luce inedita e rassicurante. Una chitarra acustica, una classica ed un basso elettrico e via al live che comincia, com'è ormai consuetudine, con “Proud Black Templar”. Come già accaduto a Scandiano qualche mese fa, anche in questa occasione “Ultima Thule” risulta essere l'album più gettonato ma alcune piacevoli ripescaggi sul passato sono stati più che esaudite e c'è stato tempo anche per un gustoso revival con i vecchi Strenght Through Joy, “Master and Slave” all'ombra di tremolanti fiamme di Novembre.
La scaletta del concerto prosegue con la sognante “Rose of the World”, introdotta timidamente dalla chitarra classica, rafforzata dall'acustica di Richard e resa più potente e strutturata dal basso di Tim. Composizione strumentale riservata per tutto il live e molti brani del vecchio repertorio sembrano brillare di luce nuova sotto i colpi del suono ‘unplugged', “Overworld” ed in particolar modo la classica “Operation Valkrie” sono di una bellezza inedita ma sempre rincuoranti. Non per questo songs più recenti come la sempre bellissima ed apocalittica “Black Spring” sfigurino in un ambientazione del genere, non si può dire lo stesso di “Diva de Sade” che anche nella versione studio non mi ha mai entusiasmato mentre l'inedita “Red Honey” riserva ottime speranze per il futuro con il già annunciato album “Immaculate Destruction” che uscirà nell'imminente 2005. “Transylvania” dimostra ancora una volta di come sia calda ed intonata voce di Richard e come aveva già fatto intravedere sul palco del Corallo nel passato mese di Marzo non nasconde la sua versatilità e soprattutto la carica mai immutata che inserisce in ogni parola di ogni testo degli Ostara. La già citata “Diva De Sade” chiude questa facciata acustica ma come molti si aspettavano, i tre menestrelli di questa serata ritornano per un bis accolto con estremo piacere. Ed è un comeback dal triplice significato, le prime armi degli Strenght Through Joy (Master and Slave), la metamorfosi con Ostara (Nostalgia for the Future) e per chiudere in bellezza il pezzo più bello del controverso ultimo album “Black Spring” chiusura affidata alla sola voce ed al delicato arpeggio di Stu dopo l'imprevista rottura di una corda della chitarra di Richard. Nonostante questo microscopico incidente, mr. Leviathan ha messo la parola fine a questa ennesima calata in Emilia conquistando il favorevole consenso del pubblico.